La giornata dedicata alla tutela dei dati personali, o come viene altresì chiamato, il Privacy Day, giunge oggi, 28 gennaio, in un periodo storico estremamente dinamico ed in continuo mutamento per quanto riguarda le politiche comunitarie e nazionali, relative alla tutela dei dati personali. il 2021 appena chiuso e questo inizio di 2022 hanno visto infatti numerosi interventi normativi, nel contesto dei lavori sulla strategia digitale europea (tra cui Digital Services Act, Digital Markets Act, Data Governance Act, oltre agli attesi AI Act e Data Act), nonché gli interventi costanti delle autorità per garantire il rispetto del GDPR, sovente anche con importanti interventi sanzionatori, e le indicazioni dell’EDPB e dei Garanti nazionali per applicare in modo corretto le regole.
Se quindi si moltiplicano le iniziative a tutela dei diritti e delle libertà degli interessati, sono molte le sfide che aspettano le imprese, con un impegno sempre maggiore per garantire il corretto equilibrio tra rispetto delle regole, ed efficacia delle attività.
In questa ottica, la giornata di oggi, incentiva le riflessioni e gli spunti di approfondimento per capire come essere veramente compliance quando si parla di protezione dei dati personali dei clienti o degli utenti soggetti interessati, fornendo da un lato ai cittadini, sempre piu’ strumenti di tutela e dall’altro imponendo alle imprese l’onere, ma garantendo anche la grande opportunità, di operare in un contesto di forte spinta al digitale, aprendo la porta a nuove importanti opportunità di business.
D’altronde, oggi, il regolamento generale sulla protezione dei dati è diventato una pietra angolare della politica digitale europea ed italiana, e proprio sull’esoscheletro del regolamento si stanno costruendo e moltiplicando sempre di piu’ tutte le altre iniziative nell’ambito della strategia digitale europea. Al centro, sempre Il trattamento dei dati personali, come strumento e concepito per servire la società e rispettare i diritti delle persone.
E da questo punto di vista purtroppo i dati che emergono sono ancora lontani dai desiderata comuni, secondo l’Eurostat infatti oltre il 53% degli intervistati, rifiuta il consenso all’uso dei propri dati personali a scopi pubblicitari e commerciali. Il 48% degli utenti, invece, ha risposto di non accettare mai la geolocalizzazione e il 40% ha limitato la possibilità di accedere a profili e contenuti social. Solo il 36%, però, ha verificato che il sito a cui ha fornito i propri dati fosse realmente sicuro, mentre il 39% ha letto davvero e fino in fondo l’informativa sulla privacy a cui siamo chiamati a dare il consenso ogni volta che visitiamo un sito web. Emerge chiaramente quindi come servano sempre di piu’ interventi atti a sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi, creando un dialogo aperto tra coloro che trattano i dati personali, ovvero le aziende o le pubbliche amministrazioni, le istituzioni e i cittadini, gli interessati la cui mole di dati personali viene trattata. Servono strumenti innovativi, agili e facilmente fruibili, e servono in fretta.
Anche perché in Italia la situazione desta estrema preoccupazione, secondo infatti alcuni report il nostro paese sarebbe al secondo posto per numero di violazioni della GDPR con 83 interventi dell’Autorità Garante (dietro solo alla Spagna).
Secondo i dati rilevati da un sondaggio che il Garante per la protezione dei dati personali ha commissionato a “Skuola.net”, basato su un questionario compilato da 2.600 ragazzi tra gli 11 e i 24 anni, quasi due ragazzi su tre si sono iscritti a un social network prima dell’età consentita dalla piattaforma, pur sapendo che non avrebbero potuto. E sempre due su tre quando si iscrivono a un nuovo servizio online o accedono a una nuova app ne accettano le condizioni d’uso senza leggere mai l’informativa sulla privacy.
Il 43% dei minori ignora i diritti che la normativa gli riconosce per difendersi dal cyberbullismo, mentre il 64% degli over 18 sembra più preparato. Eppure i giovani sono interessati alla difesa della privacy, soprattutto di quella online. 9 studenti su 10 giudicano favorevolmente l’eventuale organizzazione di incontri su questi temi sin dall’età scolastica, magari da svolgere in classe; per il 54% sarebbe un’attività fondamentale, per il 34% come minimo utile.
Urgono quindi importanti interventi strutturali, di carattere formativi ed informativo, di sensibilizzazione di tutti coloro che effettuano, a qualsiasi livello, trattamenti dei dati personali, ma anche di tutti gli utenti che, privi di una coscienza critica sul tema, troppo spesso trattano con eccessiva leggerezza o totale noncuranza l’argomento. Il tempo a nostra disposizione si sta esaurendo, se davvero vogliamo creare una transizione digitale capace di innovare il modo di fare impresa, creando nuovi orizzonti di business, ed allo stesso tempo capace di comprendere e dare piena attuazione ai diritti dei cittadini in tema di privacy è tempo di agire, adesso!