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Lo scorso maggio, il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) ha raggiunto il suo quinto anno di vita. Questo ambizioso intervento legislativo è stato introdotto con lo specifico obiettivo di garantire una maggiore protezione dei dati personali dei cittadini europei e ha avuto un impatto rilevante sul modo in cui le aziende e le organizzazioni si sono approcciate al trattamento delle informazioni riguardanti le persone fisiche residenti nell’Unione. Ma quali sono stati i principali successi e le sfide del GDPR durante questi suoi primi cinque anni? Quale sarà, invece, il suo futuro?

Il 25 maggio 2023 ha rappresentato il quinto anniversario dall’entrata in vigore del Regolamento dell’Unione Europea sulla Protezione dei Dati personali, comunemente noto come GDPR. Le disposizioni, di fondamentale importanza, hanno introdotto modifiche di ampia portata in relazione al modo in cui le organizzazioni gestiscono i dati personali dei cittadini europei. Nel corso di questo quinquennio, numerosi sono stati i successi conseguiti, tante sono state le sfide che hanno visto coinvolte tutte le istituzioni nazionali e dell’UE ed ancora molto rimane da fare.

Sicuramente si può affermare che, grazie all’introduzione del Regolamento, molti ambiti in materia di protezione dei dati personali hanno riscontrato dei significativi miglioramenti. In particolare, la normativa ha promosso la responsabilizzazione delle organizzazioni attraverso il principio di “accountability”, rendendo la privacy un elemento essenziale ed intrinseco delle loro attività lavorative e introducendo l’obbligo di dimostrare il rispetto delle norme relative alla protezione dei dati. Inoltre, il GDPR ha conferito nuovi diritti agli individui, quali, ad esempio, il diritto alla portabilità dei dati (diritto a richiedere ed ottenere una copia dei propri dati) e il diritto all’oblio (noto anche come “diritto alla cancellazione”), che hanno permesso ai cittadini un maggiore controllo sulle proprie informazioni. In aggiunta, l’introduzione del Responsabile della Protezione dei Dati (RPD o DPO) ha svolto un ruolo cruciale nell’aiutare le organizzazioni a garantire la conformità alle normative tramite consulenza e supporto continuativo presente all’interno delle realtà stesse.

Nel corso di questi cinque anni, tuttavia, sono state anche moltissime le sfide che il regolamento, così come le istituzioni preposte al suo rispetto, hanno dovuto e stanno tuttora affrontando. Ad esempio, l’impiego crescente dell’intelligenza artificiale (IA) nelle operazioni quotidiane delle persone solleva quotidianamente grandi preoccupazioni in merito al rispetto della privacy dei soggetti coinvolti. Basti pensare che uno studio condotto su scala internazionale ha dimostrato come numerosi dipendenti di grandi aziende, tra le quali anche Amazon, lamentino effetti negativi sulla loro salute mentale dovuti all’ampio utilizzo di sistemi di monitoraggio basati sull’IA.

Parallelamente, la c.d. “esclusione digitale” rappresenta un’altra criticità fonte di importanti preoccupazioni, poiché le persone svantaggiate, o dotate di meno strumenti per approcciarsi a questo mondo, rischiano di rimanervi ai margini, perché incapaci di comprendere come avviene il trattamento dei propri dati personali. Si è infatti osservato che un numero considerevole di piattaforme di acquisti online, ad esempio, adottano pratiche note come “Dark Pattern”, mirate ad ingannare gli utenti e a spingerli a prendere decisioni contrarie ai propri interessi, sollevando interrogativi sulla trasparenza e sull’etica nell’e-commerce.

Dall’analisi di quanto sinora esposto appare evidente come il futuro della privacy sia in costante evoluzione e richieda un lavoro continuo e approfondito per poter dare una risposta adeguata alle sfide emergenti. La sempre maggior “invadenza” dell’intelligenza artificiale rende imperativo sviluppare soluzioni sostenibili che riescano a bilanciare l’innovazione tecnologica con la salvaguardia dei propri dati personali. Inoltre, l’obiettivo di garantire un accesso equo alle opportunità digitali richiede un miglioramento dell’accessibilità alle piattaforme, affinché la partecipazione sia per tutti agevolata e scevra da pratiche ingannevoli che minano la privacy e l’autodeterminazione. Infine, in un contesto in cui gli attacchi informatici stanno diventando sempre più sofisticati e diffusi, è essenziale investire in cybersecurity avanzata per prevenire e affrontare queste minacce, garantendo al contempo la sicurezza di utenti e organizzazioni.

In conclusione, sebbene il GDPR abbia rappresentato un notevole progresso nella protezione dei dati personali, il suo quinto anniversario enfatizza la necessità di affrontare le sfide emergenti legate all’intelligenza artificiale, all’inclusone digitale e alla sicurezza informatica. Il futuro richiede un equilibrio delicato tra l’evoluzione tecnologica e la salvaguardia dei diritti dei cittadini europei.

Fonti: Federprivacy, Garante Privacy

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