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Il 1 novembre, il Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB) ha rilasciato una decisione vincolante che impone a Meta, la società proprietaria di Facebook e Instagram, l’obbligo di ottenere il consenso esplicito degli utenti prima di poter utilizzare i loro dati personali per scopi di pubblicità mirata. La Società avrà ora una settimana per adeguarsi.
Giornata storica per il trattamento dei dati personali degli utenti sui social: mercoledì primo novembre, il Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB), con una sua pronuncia, ha imposto a Meta, la società proprietaria di Facebook ed Instagram, di astenersi dall’impiegare i dati personali dei propri utenti per scopi di pubblicità mirata senza un esplicito, verificato e preventivo consenso degli stessi. Tale decisione rappresenta una significativa pietra miliare nella regolamentazione della gestione dei dati personali all’interno dello Spazio Economico Europeo (SEE), e getta una luce diretta sulle prassi operative di Meta, che fino a qui aveva fondato gran parte del proprio modello di business proprio sulla pubblicità mirata.
L’adozione di questa decisione da parte dell’EDPB è avvenuta in risposta a una specifica richiesta avanzata dall’autorità norvegese per la protezione dei dati. Quest’ultima, infatti, aveva già in precedenza emesso un provvedimento nei confronti di Meta che vietava l’invio di annunci pubblicitari mirati basati sui dati personali degli utenti di Facebook e Instagram, raccolti senza il loro esplicito consenso. La richiesta della Norvegia aveva quindi lo scopo di consolidare in via definitiva la precedente limitazione temporanea istituita a livello nazionale e di estenderne l’applicabilità a tutta l’area dello Spazio Economico Europeo.
La determinazione in questo senso, ad opera del Comitato, sembra porre fine all’impiego delle basi giuridiche del “contratto” e dell'”interesse legittimo” per la raccolta e l’elaborazione dei dati personali degli utenti nell’ambito delle attività pubblicitarie all’interno dello Spazio Economico Europeo, quantomeno negli spazi digitali dei social network. Tale iniziativa costituisce un significativo avanzamento nel contesto della protezione della privacy degli utilizzatori negli ambienti digitali.
Prima dell’emanazione della decisione, Meta ha ufficializzato la sua intenzione di fornire ai fruitori di Facebook e Instagram all’interno dell’Unione Europea l’opportunità di aderire a un servizio a pagamento, consentendo loro di utilizzare le piattaforme in assenza di pubblicità. L’azienda ritiene che questa opzione di abbonamento possa mitigare le inquietudini relative alla raccolta dei dati e all’impiego di annunci personalizzati, sottolineando la sua capacità di offrire agli utenti “la libertà di scelta“. Tuttavia, alcuni esperti hanno sollevato delle perplessità in merito alla validità di questa soluzione, criticando il fatto che l’interruzione del monitoraggio dei dati personali sia riservata esclusivamente agli utenti che aderiscono al servizio a pagamento. Chi opterà di non aderire a nessun abbonamento, infatti, avrà comunque la possibilità di utilizzare i servizi in modalità gratuita, ma sarà soggetto alla visualizzazione di annunci pubblicitari maggiormente mirati. L’elemento cruciale risiede nell’algoritmo che governa la selezione degli annunci pubblicitari, poiché seguendo il principio “o i tuoi soldi o i tuoi dati”, affinché Meta possa proseguire nell’erogare gratuitamente tali piattaforme, si renderà necessario reperire risorse finanziarie da qualche altra fonte. Inoltre, secondo l’azienda, la non sottoscrizione all’abbonamento risulta essere una forma valida di consenso per un servizio finanziato dalla pubblicità.
La decisione emanata dall’EDPB rappresenta una sfida di notevole portata, non solo per Meta, ma per tutti gli operatori economici comunitari. L’esclusione del trattamento dei dati personali per finalità di pubblicità mirata potrebbe infatti concretizzarsi in una significativa diminuzione delle entrate per molte aziende, se non addirittura la totale paralisi di molti business collegati proprio a questa specifica attività. Se quindi questa decisione costituisce da un lato un importante progresso nell’ambito della tutela della privacy degli utenti online, ponendo le basi per una maggiore chiarezza e per un maggiore controllo riguardo alla gestione dei dati personali all’interno non solo dell’UE, ma di tutto lo Spazio Economico Europeo; dall’altra bisognerà attentamente valutare, nel prossimo futuro, le ricadute sotto i profili operativi e, soprattutto, economici.
Fonti: Federprivacy, il Sole24Ore
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