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L’Artificial Intelligence Act (AIA) è una delle recenti proposte legislative per regolare l’uso dell’intelligenza artificiale (IA) nell’Unione Europea (UE). Questa legge è stata progettata per affrontare molteplici questioni etiche, legali e di sicurezza relative all’IA, cercando di bilanciare l’innovazione tecnologica con la protezione dei cittadini e dei loro diritti, promuovendo una cornice normativa che armonizza sicurezza e innovazione nell’era digitale.

Dopo un intenso ciclo di trattative protrattesi per tre giorni, a Bruxelles è stato finalmente concluso l’accordo provvisorio riguardante l’ambiziosa proposta di regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale (IA), nota come Artificial Intelligence Act. Questo rilevante progresso costituisce un punto di svolta significativo per la governance delle tecnologie emergenti all’interno dell’Unione Europea. Il progetto di regolamento rappresenta un fondamentale avvenimento legislativo, mirato ad instaurare un quadro giuridico che promuova lo sviluppo e l’implementazione di sistemi di Intelligenza Artificiale sicuri e affidabili, sia nel contesto del settore pubblico che in quello privato. Tale proposta adotta un approccio “basato sul rischio“, nel quale i sistemi ad alto impatto sono soggetti a disposizioni normative più stringenti.

Una delle caratteristiche più avanzate dell’accordo risiede nella sua capacità di istituire uno standard globaleper la regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale. Analogamente al General Data Protection Regulation (GDPR), l’Artificial Intelligence Act potrebbe divenire un faro ispiratore per altre giurisdizioni, promuovendo l’adozione dell’approccio europeo alla regolamentazione tecnologica a livello internazionale. Gli elementi chiave di questo accordo provvisorio comprendono disposizioni normative per i modelli di IA ad alto impatto, una nuova architettura di governance dotata di poteri esecutivi a livello dell’Unione Europea, una gamma più estesa di divieti, un rafforzamento della tutela dei diritti e l’introduzione di sanzioni proporzionate.

Un aspetto di notevole rilevanza riguarda anche la definizione del concetto di “sistema di Intelligenza Artificiale”, armonizzata con l’approccio proposto dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). Tale definizione esplicita il campo di applicazione del regolamento e sottolinea la non interferenza con le competenze degli Stati membri in materia di sicurezza nazionale.

L’accordo introduce una categorizzazione ad alto rischio per i sistemi di IA potenzialmente capaci di provocare gravi violazioni dei diritti fondamentali. Tali sistemi saranno soggetti a requisiti e obblighi più rigorosi, tuttavia, il testo assicura che tali norme saranno tecnicamente praticabili e meno gravose per le parti interessate. Per quanto riguarda le forze dell’ordine, esse potranno beneficiare di specifiche eccezioni, mantenendo la facoltà di impiegare l’IA a fini di contrasto, nel rispetto della riservatezza dei dati operativi sensibili. Le deroghe all’utilizzo di sistemi di identificazione biometrica a distanza sono disciplinate con precisione e circoscritte a situazioni di urgenza o reali minacce.

Per quanto concerne la governance dell’Intelligenza Artificiale, sarà affidata a un’apposita istituzione all’interno della Commissione, incaricata di sovrintendere ai modelli più avanzati e di contribuire alla promozione di standard e pratiche di verifica. Un comitato consulente, composto da rappresentanti degli Stati membri, assicurerà un ruolo attivo nella formulazione di codici di condotta per i modelli di Intelligenza Artificiale. Il regime sanzionatorio invece, similmente al GDPR, è stato delineato in proporzione al fatturato annuo globale delle aziende trasgressori; tuttavia, sono state contemplate misure proporzionate per le PMI e le start-up.

Il nuovo regolamento, una volta entrato in vigore, sarà formalmente applicabile dopo due anni, consentendo il necessario spazio temporale per la definizione dei dettagli tecnici.

Molti, tuttavia, rimangono i punti ancora critici che già in questa fase hanno suscitato accesi dibattiti: un regolamento da molti definito estremamente rigido sarà in grado di favorire l’innovazione? O limiterà la crescita economica dell’eurozona? Quanto sarà effettivo il sistema sanzionatorio e di monitoraggio? Ed ancora, dati i tempi tecnici di attuazione e formale applicabilità, il regolamento sarà ancora efficace tra qualche anno, anche e soprattutto alla luce della continua e costante evoluzione dei sistemi di IA?

In conclusione, l’Artificial Intelligence Act dell’Unione Europea rappresenta uno sforzo significativo per regolamentare l’uso dell’IA, equilibrando l’innovazione tecnologica con la sicurezza e i diritti dei cittadini. Il suo successo dipenderà dall’equilibrio tra la creazione di regole chiare e il sostegno all’innovazione, garantendo allo stesso tempo un uso etico e responsabile dell’intelligenza artificiale. L’accordo non solo riflette la complessità e l’urgenza della sfida posta dall’IA, ma testimonia altresì la volontà collettiva di adottare una governance avanzata e responsabile in un panorama tecnologico in continua evoluzione.

Fonti: Federprivacy

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