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L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando diversi settori, ma i potenziali rischi riguardanti la protezione dei dati personali sono molteplici. Per massimizzarne i benefici senza compromettere i diritti fondamentali, l’Unione Europea è al lavoro per un nuovo Regolamento.

Grazie ai continui progressi nella capacità di elaborazione dei computer e alla disponibilità di grandi quantità di dati, l’intelligenza artificiale (IA) si sta dimostrando straordinariamente utile in numerosi ambiti. Le sue potenzialità sono ampie e spaziano dalla robotica all’elaborazione del linguaggio naturale, dal riconoscimento di immagini alla guida autonoma, dalla diagnostica medica all’analisi dei mercati finanziari. Inoltre, l’IA sta cambiando il modo in cui interagiamo con i dispositivi tecnologici grazie all’assistenza virtuale, alle chatbot (come ChatGPT) e ai sistemi di riconoscimento vocale e facciale. Nonostante le infinite opportunità, è tuttavia fondamentale considerare anche le implicazioni etiche e sociali che sorgono dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale, in ambiti come il rispetto della privacy ed il corretto trattamento dei dati personali, ma anche in relazione al potenziale impatto sull’occupazione umana. Pertanto, l’adozione responsabile dell’IA è fondamentale per garantire che i suoi benefici vengano sfruttati nel migliore dei modi, riducendo al minimo i rischi connessi. Il massiccio ricorso ad una vasta gamma di dati, tra cui anche i dati biometrici, come il volto o la voce, comportano delle criticità che richiedono ancor più prudenza.

Per apprendere e migliorare le sue prestazioni, l’intelligenza artificiale necessita infatti di un’enorme mole di dati; di conseguenza, i rischi in materia di trattamento dei dati personali sono elevati. Se le informazioni utilizzate per addestrare o alimentare i sistemi di IA non vengono adeguatamente protette, raccolte e conservate, potrebbero verificarsi gravi violazioni per i diritti dei soggetti coinvolti. Ciò può succedere nel caso in cui venissero raccolti dati senza consenso o fossero resi accessibili a persone non autorizzate al fine di essere impiegati per scopi non consentiti.

Un tema molto dibattuto al momento riguarda l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei sistemi di reclutamento del personale, sia per lo screening dei curricula che per colloqui conoscitivi iniziali o valutazioni delle competenze. I rischi sono molti: gli algoritmi possono essere influenzati da bias cognitivi o di giudizio impliciti presenti nei dati utilizzati per addestrarli e, se i dati storici contengono pregiudizi o discriminazioni, l’IA può perpetuare e amplificare tali bias nella presa di decisioni automatizzate (che già di per sé necessitano di specifiche misure di sicurezza per essere attuate). Inoltre, l’intelligenza artificiale può essere adoperata per creare profili dettagliati degli individui, per esaminare enormi quantità di dati passati e per individuare schemi o tendenze che possono aiutare ad anticipare le prestazioni future di un candidato, precostituendo giudizi potenzialmente discriminatori o lesivi. Ad esempio, l’IA può riconoscere i tratti di personalità, le esperienze, o le competenze collegate al successo lavorativo in specifici ruoli o settori ed usarle per la valutazione dei candidati, prescindendo completamente dall’intervento umano con le criticità sopra evidenziate.

Sebbene le funzionalità possano sembrare in gran parte attrattive, è fondamentale adottare e rispettare le pratiche di trattamento dei dati personali conformi alle normative sulla privacy e promuovere la trasparenza e la responsabilità nell’uso dell’IA. Proprio su questo tema, lo scorso mese, il Parlamento Europeo ha adottato la sua posizione negoziale sul Regolamento che disciplina l’Intelligenza Artificiale (IA). Le norme sembrerebbero avere molti tratti in comune con il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), come l’obbligo di una valutazione d’impatto in specifiche situazioni ad alto rischio. In particolare, l’obiettivo è quello di garantire l’utilizzo dell’IA in conformità con diritti e valori protetti a livello europeo, come il diritto alla privacy. L’approccio si basa sul rischio: i sistemi di IA aventi un livello di rischio inaccettabile per la sicurezza delle persone saranno vietati, con una particolare attenzione verso una delle priorità maggiori, cioè la protezione dei dati personali.

Le questioni da affrontare per garantire un utilizzo equo e sicuro dell’IA sono molte. Le normative, come il futuro Regolamento europeo sull’IA, sono volte a promuovere una governance adeguata e salvaguardare i diritti fondamentali sfruttando i benefici nel miglior modo possibile, pur mantenendo la consapevolezza dei potenziali (e numerosi) rischi.

Fonti: Federprivacy, Garante Privacy, Parlamento Europeo

Non rischiare pesanti sanzioni per la violazione del Regolamento Europeo in materia di protezioni di dati personali, richiedi una consulenza per scoprire come adeguarti in maniera semplice e veloce.

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